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UFOLOGIA e DINTORNI il blog di RANIERO RECUPERO ricercatore F.U.I. – FEDERAZIONE UFOLOGICA ITALIANA

PHILADELPHIA EXPERIMENT

PHILADELPHIA EXPERIMENT O ESPERIMENTO PHILADELPHIA

PHILADELPHIA EXPERIMENT O ESPERIMENTO PHILADELPHIA. Esperimento di Philadelphia: Il 28 ottobre del 1943 la nave americana USS Eldridge (DE-173) sarebbe stata usata per un esperimento sotto la guida di un fantomatico Franklin Reno (a volte indicato anche come “Dott. Rinehart”) alla quale avrebbero partecipato anche scienziati rinomati quali Albert Einstein e Nikola Tesla, che tuttavia risultava già morto all’epoca dei fatti (New York City, 7 Gennaio 1943).
Si racconta che alle ore 17:15 il cacciatorpediniere scomparve con tutto l’equipaggio, in mare nei pressi del molo di Philadelphia, ricomparendo dopo pochi minuti a Norfolk, Virginia, per poi ricomparire di nuovo nel molo di Philadelphia, nello stesso punto in cui si trovava precedentemente. PHILADELPHIA EXPERIMENT O ESPERIMENTO PHILADELPHIA philadelphia LA NAVE DELL'ESPERIMENTO
Il Progetto Arcobaleno:Il “Progetto Arcobaleno” aveva lo scopo di rendere invisibili le navi agli occhi dei nemici durante la seconda guerra mondiale, tramite la generazione di un campo magnetico di incredibile intensità intorno alla nave stessa. Installando nello scafo cavi elettrici lungo tutta la circonferenza, si sarebbe creato un campo magnetico funzionante in maniera simile al processo di degauss. L’esperimento sarebbe stato basato sulla teoria del campo unificato di Albert Einstein, che presuppone una relazione reciproca tra le forze di radiazione elettromagnetica e quelle della gravità, e per creare il campo magnetico si sarebbe utilizzata la “bobina di Tesla”.
L’invisibilità sarebbe dovuta al campo magnetico, che avrebbe curvato la luce riflessa dall’oggetto, facendola passare oltre lo stesso.
L’esperimento venne ripetuto nell’ottobre dello stesso anno a Philadelphia, ma con conseguenze sui componenti dell’equipaggio. Si racconta che la nave scomparve dietro un forte flash azzurro, materializzandosi in Virginia e di nuovo nel molo di Philadelphia, ma alcuni marinai scomparvero totalmente e cinque furono ritrovati fusi con il metallo della struttura della nave. Non esiste tuttavia alcun documento che confermi l’evento. L’esperimento, insieme alla nave, avrebbe teletrasportato circa 1900 tonnellate di acqua per colmare il vuoto lasciato dalla nave, con il risultato di creare una onda di una certa rilevanza, ma anche di questa conseguenza non esistono documentazioni attendibili:
La nascita della leggenda:
Carlos Miguel Allende/Allen

Nel 1955, Morris K. Jessup avanzò un’ipotesi sull’uso delle forze elettromagnetiche nella propulsione spaziale dei dischi volanti che egli stesso dichiarò aver osservato. Egli criticava pubblicamente l’uso dei razzi come propulsori per la conquista dello spazio, poiché il loro sviluppo avrebbe distolto risorse da altri campi di ricerca secondo lui più promettenti.Nello stesso anno, Jessup affermò di aver ricevuto tre lettere firmate da un certo Carlos Miguel Allende, nelle quali l’autore avrebbe citato l’esperimento di Philadelphia, riferendosi ad una serie di articoli giornalistici che ne parlavano senza però riportare alcuna fonte o elemento verificabile.Allende raccontava nelle lettere di essere stato testimone oculare dell’esperimento mentre si trovava su una nave nelle vicinanze, la SS Andrew Furuseth. Affermò inoltre di essere a conoscenza della scomparsa e del destino di alcuni membri dell’equipaggio della SS Eldridge.Ad una richiesta di approfondimento da parte di Jessup, Allende avrebbe risposto solo dopo mesi identificandosi questa volta col nome di Carl M. Allen, dichiarando di non poter fornire ulteriori prove, ma che le stesse sarebbero emerse tramite ipnosi di altre persone coinvolte se si fosse cercato a fondo.Jessup decise alla fine di interrompere questa corrispondenza:

Contattato dall’Office of Naval Research:
Nella primavera del 1957, Jessup sarebbe stato contattato dall’Office of Naval Research di Washington D.C..
L’Ente aveva ricevuto una copia del suo libro: The Case for the UFO (1955), con numerose annotazioni da parte di tre persone che trattavano di due tipi di creature che avrebbero vissuto nello spazio.
Vi si sarebbero trovate anche annotazioni che alludevano all’esperimento di Philadelphia, come se chi scrivesse ne fosse a conoscenza.
Si speculò molto su chi potessero essere gli autori di queste annotazioni, e c’è chi addirrittura sosteneva trattarsi di tre esseri extraterrestri.
Ad un confronto calligrafico, sembrò comunque che uno degli autori delle note risultasse essere senza dubbio Allende/Allen, e molto probabilmente anche le altre forse erano scritte dalla stessa persona ma con penne diverse. L’indirizzo del mittente corrispondeva ad una fattoria abbandonata.
Venne pubblicata un’edizione limitata del libro di Jessup col testo annotato, e questi tentò di continuare a scrivere su altri misteri con poco successo:

Strana morte:

Jessup fu trovato morto nel 1959 nella sua macchina. La sera prima aveva organizzato un appuntamento, al quale in mattinata non arrivò mai. Nell’incontro si proponeva appunto di divulgare ulteriori prove e retroscena che aveva trovato del suddetto esperimento.
Nonostante non siano mai state accertate le cause si pensa ad un suicidio per via del crollo di notorietà, mentre i complottisti parlano invece di omicidio, per metterlo a tacere:

Pubblicazioni e diffusione:

Nel 1965, Vincent Gaddis pubblicò Invisible Horizons: True Mysteries of the Sea, dove citava alcune parti del testo annotato di Jessup.
Attorno al 1977 l’intera faccenda venne quasi dimenticata, fu però ripresa in seguito da Charles Berlitz, che la incluse nel suo Without a Trace: New Information from the Triangle, il libro che creò il mito del triangolo delle Bermude.
Il testo di Berlitz conteneva per molti numerose imprecisioni, manipolazioni volontarie di dati e divagazioni per dare un aspetto scientifico alla pubblicazione, e il recupero dell’Esperimento di Philadelphia sarebbe stato tra questi. L’esperimento viene infatti incluso tra i misteri del Triangolo, nonostante Philadelphia si trovi a centinaia di chilometri da questo e non abbia nulla a che fare con le Bermude. Il libro di Berlitz ebbe molto successo, nella moda della letteratura di misteri.

Nel 1978 George E. Simpson e Neal R. Burger pubblicarono Thin Air, un romanzo basato vagamente sulla vicenda dell’esperiento di Philadelphia.

Berlitz, cavalcando il successo del libro del 1977, nel 1979 pubblicò insieme a William L. Moore The Philadelphia Experiment: Project Invisibility, che riprendeva alcuni spunti narrativi da Thin Air, raccontandoli come fatti reali o trascrizioni di interviste. Berlitz si ispirò talmente tanto al romanzo da essere accusato di plagio.

Dal libro di Berlitz, ma soprattutto da Thin Air, furono tratti i due film di fantascienza: The Philadelphia Experiment del (1984), e il seguito Philadelphia Experiment II del (1993).

 

Le ricerche:

Non vi sono fonti controllabili sulla vicenda. Tutti i racconti sono rimaneggiamenti delle pubblicazioni precedenti, che avrebbero avuto origine da trafiletti comparsi su giornali d’epoca, a loro volta privi di documentazione:

I romanzi:

L’opera maggiore sul tema, quella di Berlitz, sembrerebbe ispirata a un romanzo di fantascienza, da cui trarrebbe la maggior parte degli elementi significativi.
Nel 1980 Robert Goerman scrisse un articolo per la rivista Fate Magazine identificando Allende/Allen come Carl Meredith Allen, uno studioso di New Kensington, Pennsylvania, brillante ma sofferente di un grave disturbo mentale che lo portava a costruirsi un proprio mondo di fatti inventati, in uno stato simile a quello allucinatorio.

La scienza:

L’apparato teorico citato nell’esperimento sarebbe pura pseudoscienza, e avrebbe solo vaghi collegamenti con la teoria dei campi unificati einsteiniana, o con gli studi di Nikola Tesla. Solo nell’ottobre del 2006 alla Duke University si sarebbe riusciti ad ottenere un effetto simile a quello presupposto dall’esperimento, su scala molto ridotta e solo per quanto riguarda alcuni tipi di microonde elettromagnetiche.
Einstein lavorò per la Marina negli anni quaranta, ma solo riguardo ad alcuni progetti relativi a ricerche teoriche sulle esplosioni.

Unico sopravvissuto? :

Nel 1990, durante una conferenza, Alfred Bielek confermò l’avvenimento dell’esperimento dichiarando di avervi partecipato, e di esserne uno dei pochi sopravvissuti. La sua storia ha dell’incredibile, visto che afferma di essersi trovato catapultato nel futuro, poi fatto tornare indietro nel passato esattamente come nell’omonimo film, per tentare di spegnere l’apparecchiatura a bordo della nave.
Ad una verifica da parte di fan e appassionati, emerse rapidamente che Bielek non si trovava nemmeno nelle vicinanze di Philadelphia, che aveva cambiato la propria versione dei fatti decine di volte, che i fatti riportati non coincidevano con altri dati verificabili e che aveva già in passato prodotto documentazione falsa per supportare i propri discorsi. Ciononostante, Bielek ottiene una discreta esposizione mediatica per quasi un decennio, intraprendendo una redditizia attività di conferenziere. E in molti sono coloro che gli credono.
Alle accuse, si difende obiettando che ha dovuto recuperare la memoria a causa del lavaggio del cervello a cui fu sottoposto, che fu appunto il film a fargli tornare a luce quei ricordi che proprio per questo sono così confusi.

L’equipaggio della Eldrige e la SS Andrew Furuseth:

Nel 1999, durante un incontro tra veterani, l’equipaggio della Eldrige venne intervistato dal giornale Philadelphia Inquirer. La nave, varata il 27 agosto 1943, era rimasta in porto a New York fino a metà settembre, e nell’ottobre dello stesso anno era partita per il suo viaggio inaugurale alle Bahamas rientrando a Long Island il 18 ottobre. Secondo i dati del giornale di bordo del 1943 [4] la Eldridge non è mai stata a Philadelphia. La nave inoltre, è documentata in servizio regolare sino al 1951 per la US Navy, ed in seguito risulta venduta alla marina greca per cui ha operato fino al 1977; in nessun momento della sua vita la nave avrebbe sofferto di sparizioni di componenti dell’equipaggio.
Sempre secondo i diari di bordo, la SS Andrew Furuseth, la nave da cui Allen avrebbe osservato l’esperimento, si trovava in crociera nel Mar Mediterraneo fino al gennaio dell’anno seguente.

Conclusioni:

Non esisterebbero dunque negli archivi militari o civili indicazioni, che portino a concludere che l’esperimento sia realmente avvenuto:
IL PHILADELPHIA EXPERIMENT CONTINUA AD AFFASCINARE, MA E’, E SARA’ SEMPRE UN ARGOMENTO TROPPO PERICOLOSO DA AMMETTERE…………..

 

 

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RANIERO RECUPERO

APPASSIONATO DI UFOLOGIA E DI ARCHEO MISTERI E DI TEMATICHE COME: TEMPLARISMO,ESOTERISMO,CIVILTA' PERDUTE, PARANORMALE,

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